Che cos’è la PNEI?

Nel Dizionario Treccani la PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) è descritta come quella “disciplina che studia le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici”.

La PNEI è un paradigma, ovvero un modello interpretativo del funzionamento dell’organismo umano. Per essere più precisi, la PNEI è un paradigma sistemico a base molecolare che presenta le prove molecolari della comunicazione bidirezionale tra psiche e corpo.

Nella PNEI convergono, all’interno di un unico modello, conoscenze acquisite, a partire dagli anni Trenta del 20°secolo, dall’endocrinologia, dall’immunologia e dalle neuroscienze.

Con la PNEI viene a profilarsi un modello di ricerca e di interpretazione della salute e della malattia che vede l’organismo umano come una unità strutturata e interconnessa, dove i sistemi psichici e biologici si condizionano reciprocamente.
Ciò fornisce la base per prospettare nuovi approcci integrati alla prevenzione e alla terapia delle più comuni malattie, soprattutto di tipo cronico e, al tempo stesso, configura la possibilità di andare oltre la storica contrapposizione filosofica tra mente e corpo nonché quella scientifica, novecentesca, tra medicina e psicologia, superandone i rispettivi riduzionismi, che assegnano il corpo alla prima e la psiche alla seconda.

Ancora oggi nell’ambito delle Neuroscienze c’è una forte presenza del paradigma riduzionista: quello che conta sono i circuiti cerebrali, non viene considerata la dimensione psichica o quanto meno non si considera che la dimensione psichica possa retroagire sui circuiti cerebrali. La psiche viene prodotta dall’attività dei circuiti nervosi, poiché se spegniamo i circuiti nervosi, la psiche svanisce. Ma è anche vero che la psiche (la nostra storia soggettiva) insieme allo stato d’animo soggettivo possono retroagire sul cervello cambiandolo. Per essere più precisi, la psiche, che sorge dall’attività delle reti nervose, ha la capacità di retroagire su queste reti modificandone il funzionamento in maniera funzionale (dunque in via transitoria) o strutturale, andando proprio a cambiare la struttura di alcune aree cerebrali.

Quali sono i cambiamenti che portano allo sviluppo del nuovo paradigma?

  1. L’epigenetica e l’approccio sistemico in biologia: fondamentali per la nascita del nuovo paradigma sono le ricerche del biologo Conrad Waddington (1905-1975) e la nascita dell’epigenetica. Attraverso queste ricerche viene superato il dogma centrale della biologia molecolare “un gene -> una proteina”, che postula che l’informazione genetica contenuta nel DNA venga accuratamente trascritta in RNA e tradotta in una proteina e che la direzione di questo processo sia lineare, dal DNA -> all’RNA -> alla proteina. Con il paradigma epigenetico la vita retroagisce sulle condizioni che l’hanno prodotta e che continuamente la rinnovano. Per la salute e la malattia non conta solo cosa c’è scritto nella sequenza delle basi, conta anche la modulazione di quelle informazioni prodotta dall’ambiente e dai comportamenti, ovvero dalla vita del soggetto, inserito in un contesto fisico e sociale. Parallelamente si sviluppa la “Systems Biology” che proviene dalla teoria generale dei sistemi di von Bertalanffy e che liquida il meccanicismo determinista.
  2. L’immunità come network: negli anni ’50, Niels Jerne (1911-1994) propone un nuovo modello di studio del sistema immunitario: il sistema immunitario funziona come una rete, un network caratterizzato non solo dalla relazione antigene-anticorpo (esterno-interno) ma anche anticorpo-anticorpo (interno-interno). Si tratta di un sistema complesso e diffuso nella maggior parte dei tessuti del nostro organismo, costituito di cellule che ricevono segnali eccitatori e inibitori e dotato di memoria.
  3. Neuroscienze e psicologia, nasce un approccio sistemico e multidisciplinare. Si scopre che le attività cerebrali, pur avendo dei nodi fondamentali (hub) normalmente coinvolgono gruppi di neuroni anche molto distanti tra loro e collocati in aree diverse, corticali e sottocorticali. I neuroni che vengono reclutati nel circuito entrano in risonanza e scaricano (ovvero si attivano) alle medesime frequenze elettriche. Si scopre la plasticità cerebrale, ovvero la capacità dei neuroni e dei circuiti cerebrali di cambiare, strutturalmente e funzionalmente, in risposta all’esperienza. Viene scoperta anche la neurogenesi: il cervello produce nuove cellule nervose nel corso dell’apprendimento, e questo è fortemente influenzato dallo stress, che può bloccare la produzione di nuove cellule nervose nell’ippocampo, area molto importante per la memoria. Si scopre anche che il cervello è dotato di vasi linfatici che drenano prodotti del metabolismo e fanno circolare molecole e cellule immunitarie. Cade il dogma del cervello “despota” che comanda il resto del corpo e da cui si protegge.
  4. La scoperta che sia un batterio sia un’emozione attivano l’asse dello stress (Hans Seyle, 1936): indipendentemente dal tipo di sostanza somministrata (batterio, tossina) o di procedura nociva (eccesso di caldo o freddo) applicata al topolino, era possibile identificare 3 fasi della risposta, chiamata “sindrome generale di adattamento” (General Adaptation Syndrome GAS): 1. fase di allarme: riduzione del timo e dei linfonodi, comparsa di ulcere nella mucosa dello stomaco, aumento di ACTH e cortisolo nel sangue; 2. fase di resistenza: ingrossamento delle surrenali e della tiroide, atrofia delle gonadi; 3. fase di esaurimento: morte dell’animale. Anche uno stress psicologico poteva causare la stessa sindrome. Comincia lo studio dell’adattamento dell’organismo animale e umano ai diversi tipi di agenti stressanti. Si comincia a pensare che le malattie possano essere frutto di un cattivo adattamento. Quello che conta non è l’eliminazione dello stress, ma la sua gestione. Molto importante anche l’esperienza di Norman Cousins (1915-1990) sulla spondilite anchilosante. Norman Cousins si chiede: se le emozioni negative producono nel corpo un cambiamento chimico negativo, le emozioni positive non potrebbero produrre nel corpo cambiamenti chimici positivi? Dopo la guarigione dà vita al primo laboratorio di Psiconeuroimmunologia che studia il ruolo della psiche nella salute e nella malattia.
  5. La nascita della medicina psicosomatica (primi decenni del XX secolo).

Da questi cambiamenti emerge un paradigma di carattere sistemico che consente di andare oltre la storica contrapposizione filosofica tra mente e corpo. Questa “rottura” scientifica si è prodotta nel 1900 ed ha assegnato alla psicologia lo studio della mente senza il corpo, e alla medicina lo studio del corpo senza la mente.

La PNEI è il paradigma di riferimento della rivoluzione scientifica e professionale in atto, che potrà dirsi “compiuta” quando medici e psicologi lavoreranno insieme. Integrazione significa vedere globalmente il paziente, con tutti gli strumenti, biomedici e psicologici, perché l’essere umano è fatto di tutte queste sfaccettature e per conoscerlo dobbiamo indagare la dimensione biologica E psicologica.

Questo è il cambiamento vero ed è possibile, non è utopico sotto il profilo scientifico: la scienza ci richiede questo passo in avanti e il Centro Ines si propone di essere parte attiva di questa rivoluzione scientifica.

Ines Naturopatia